La memoria per ricordare di essere sopravvissuti. La memoria per non dimenticare di essere morti.
LA FAMIGLIA ALATRI
Mio padre, Andrea Alatri, era di origine ebraica, provienente da una “Famiglia romana di rito Mi.Rom. il cui stemma si ispira a quello della città di Alatri nel Lazio. Famiglia di banchieri e letterati” (da Elvio Giuditta_Araldica ebraica in Italia).
Stemma ALATRI
Albero genealogico
-Albero genealogico (foglio 1)
-Albero genealogico (foglio 2)
-Albero genealogico (foglio 3)
-Albero genealogico (foglio 4).
Il Museo Ebraico di Roma custodisce numerosi oggetti appartenenenti alla famiglia Alatri. Tra questi un “addobbamento” che decorava i Sefer Torà, composto di vari oggetti donati da Mosè, Marco e Samuele Alatri (Ricostruzione albero genealogico famiglia Alatri sec. XIII) alla scuola Nuova nel decennio 1719-1729, un ritratto di Samuele Alatri dipinto dalla nipote Rosa (1883), un busto di Samuele Alatri realizzato dallo scultore Giuseppe Guastalla (1890), una Chiave per l’Aron donata da Samuele Alatri alla Scola Nuova (Samuele Alatri, Specchio romano, 11 gennaio 2012).
Nel 2013, per l’iniziativa “Museo di Famiglia”, al Museo Ebraico di Roma sono state esposte le donazioni della Famiglia Alatri alle Cinque Scole nel corso dei Secoli XVII e XVIII. L’iniziativa “Museo di Famiglia” vuole offrire l’opportunità di vedere oggetti, tessuti, arredi sacri, quadri, testi, pubblicazioni, documenti e altro, normalmente non visibili pubblicamente.
Museo di famiglia-donazioni (1); Museo di famiglia-donazioni (2).
“Museo ebraico-Le donazioni della famiglia Alatri”, Corriere della Sera,10 luglio 2013.
SAMUELE ALATRI
Samuele Alatri (30 Marzo 1805, Roma – 20 Maggio 1889, Roma) nasce da una ricca famiglia di commercianti. Entrò molto giovane nell’azienda di famiglia, che consisteva in un importante magazzino per la vendita di tessuti e affini in via S. M. in Publicolis, fondata nella prima metà dell’Ottocento da Sabato Alatri, un suo parente che, quando decise di trasferirsi in Toscana, a Livorno, dove il Governo era più tollerante con gli ebrei, associò alla ditta Jacob V. Alatri, padre di Samuele. Nel 1825 Samuele entra nella costituzione della società, alla quale si dedica con abilità e congiuntamente si dedica all’impegno politico e religioso nella Comunità ebraica di Roma. Verso il 1840 si reca periodicamente in Inghilterra e in Francia dove conosce Rothschild, Albert Cohn, Adolphe Frank e Salomon Munk, cominciando a sognare l’istituzione degli Asili Infantili Israelitici (che vennero costituiti vent’anni dopo grazie a Tranquillo Ascarelli e al figlio Giacomo Alatri). Nel 1858 si adoperò, senza successo, per la liberazione del bambino rapito a Bologna Edgardo Mortara. Strinse rapporti con Massimo d’Azeglio, al quale ispirò l’opuscolo “Sull’emancipazione civile degli Israeliti”, fu amico di Minghetti e di Farini. Definito “il più cristiano tra i consiglieri municipali di Roma” da Pio IX (1871), fu Consigliere di Reggenza della Banca dello Stato pontificio (poi Banca Romana, 1850), deputato al Parlamento d’Italia, consigliere comunale, Assessore alle Finanze del Municipio Romano, presidente del Monte di Pietà (dal 1875 al 1889) nonché il più giovane e longevo presidente che la Comunità ebraica di Roma abbia mai avuto (ricoprì la carica dai 26 ai 61 anni). Nel 1885, quando il Ghetto di Roma venne demolito, Samuele Alatri riorganizzò la comunità. Quando morì, poco più di due mesi dalla perdita del figlio Giacomo, il sindaco d’allora Augusto Armellini disse: “la città di Roma ha amato fervidamente il defunto Samuele Alatri e ora lo piange come si piange un padre”. A lui è dedicato il Parco lineare delle Mura Aureliane, cinquecento metri di verde pubblico che corrono da Porta Metronia a via Numidia a Roma.
A giugno 2017 è stato dato avvio operativo alla nascita dell’Associazione Amici del Benè Berith cui è stato nominato come presidente Sandro Di Castro. All’Associazione è stato dato il nome di Samuele Alatri, il cui ricordo verrà celebrato il 26 settembre prossimo con una cerimonia presso la Camera dei Deputati.
Bibliografia
-Cenni biografici di Samuele Alatri scritti da suo figlio Marco, 18 gennaio 1890, “L’emancipazione degli Ebrei nella vita nazionale italiana, con particolare riferimento alla figura di Samuele Alatri”, tesi di laurea di Amedeo Tagliacozzo, da “La Rassegna Mensile di Israel”, n. 39, 1973
-Samuele Alatri in “Storia degli ebrei di Roma”, Abrham Berliner, 1992
-Gazzetta Ufficiale Regno d’Italia n. 47, 26 febbraio 1910
GIACOMO ALATRI
Il figlio di Samuele, Giacomo Alatri (Roma, 1833 -Roma, 8 Marzo 1889) si impegnò, con il padre, per lo sviluppo degli Asili Infantili israelitici della Comunità ebraica di Roma. “Educato dal padre Samule all’amore per le attività benefiche e dotato di talento organizzativo, a partire dal 1876 Giacomo Alatri si dedicò all’Opera degli Asili infantili e in collaborazione con altri la portò a una grande fioritura, tanto che il Re le riconobbe i diritti di ente morale. Uomo dal grande cuore……rifiutò diverse carriere che gli si offrivano, per non esporsi al conflitto con la condotta religiosa della vita. Assunse la carica di contabile nella Banca Romana, ma la lasciò dopo che nel 1888 aveva pubblicato lo scritto Sul riordinamento delle Banche di emissione in Italia, avendo constatato che nonostante i consensi ricevuti negli ambienti autorevoli, in quello della Banca la franchezza con la quale egli denunciava i mali aveva provocato una reazione di rigetto e di conservazione….L’intenso lavoro della Banca non gli impedì di svolgere una zelante attività nelle alte cariche della comunità”.
“Storia degli ebrei di Roma”, Abrham Berliner, 1992
LIONELLO ALATRI
Le persecuzioni derivate dalle leggi razziali hanno colpito duramente alcuni membri della famiglia Alatri. Lionello (20 gennaio 1878), nipote di Samuele, membro della Giunta dell’Unione delle Comunita’ e titolare della azienda tessile Jacopo Vito Alatri, fu costretto a dimettersi da amministratore unico in seguito alla promulgazione delle leggi razziali.
Il 16 ottobre 1943, con la moglie Evelina Chimichi e il suocero novantunenne Eugenio Haim Chimichi, fu prelevato dalla sua abitazione in via Piemonte 127 e condotto nel Collegio militare di Via della Lungara con gli oltre mille ebrei romani catturati quel giorno. Il 18 ottobre furono caricati sui carri merci dalla stazione Tiburtina, destinazione Auschwitz-Birkenau, dove con tutta probabilità Eugenio Chimichi non arrivò mai.
Questo il testo della lettera di Lionello Alatri lasciata cadere dal vagone della tradotta ferroviaria per Auschwitz e raccolta da un ferroviere alla stazione di Roma Tiburtina. Arrivati ad Auschwitz II-Birkenau il 23 ottobre 1943, Lionello e la moglie Evelina vennero riconosciuti inabili al lavoro ed uccisi nella camera a gas.
“18-10-43 Lunedì mattina. Partiamo per la Germania io, mia moglie, mio suocero e Annita avvertite nostro viaggiatore Mieli. Date ogni fine mese £ 600 alla mia portiera e £ 250 a Irma cui rimborserete anche gas e luce. Fate leggere la presente alla Sig.ra Ermelinda. Ignoro se la merce rimarrà requisita.Se potremo venderla ricordatevi che i pezzi del 1º Blocco devono essere venduti proporzionalmente alla merce tipo. Se potete fare il cambio alla Banca di Sicilia fatelo chiamando il sig. Riccardo. Partiamo con fortezza d’animo: certo la compagnia di mio suocero in quelle condizioni mi sgomenta. Fatevi forza come ce la facciamo noi. Un abbraccio a tutti Lione Dite al Barone che Ettore e Elda e la sua cugina Lella è con noi. Dite a Riccardelli rappresentante che moglie e figli stanno bene con noi. Dite a Buccellato che Vito e Via Flavia sta bene con noi Avvertite Via Po 42 al portiere che l’Ingegnere sta bene con noi Avvertite portiere Via Villa Albani 12 sorella e cognata bene con noi. Avvertite portiere Via Vicenza 42 pellicciaia sta con noi. Avvertite portiere Via Po 162 Lello e Silvia bene con noi Avvertite portiere Corso Italia 106 Famiglia Di Veroli bene con noi” ” Via [illeggibile] Raul bene con noi ” ” Via Sicilia 154 Clara bene Per umanità chiunque trovi la presente è pregato impostare la presente”. Ad Auschwitz morì anche Vittoria Alatri, figlia di Marco Alatri ed Elvira Cave. LE PIETRE DI INCIAMPO Nell’ambito del progetto artistico promosso da Adachiara Zevi, “Memorie d’inciampo a Roma”, in ricordo di Lionello Alatri e di sua moglie Evelina Chimichi, sul marciapiede antistante l’abitazione dalla quale furono prelevati il 16 ottobre del ’43, in via Piemonte 127, sono stati collocati due sampietrini dorati, le ”pietre di inciampo” realizzate dall’artista tedesco Günter Demnig. ![]() ![]() ![]()
VITTORIA ALATRI. E’ di Vittoria Alatri, moglie di Gino Sacuto, morta a Auschwitz nel 1944, il ritratto raffigurante la balia di Dino e Arrigo Di Castro che la figlia di Arrigo, Claudia Di Castro, mi ha gentilmente segnalato.
Lo stratagemma di Porta Pia, Il Messaggero, 19 settembre 2014 DAN SEGRE
“Giunse finalmente il passaporto, portato a Roma dal compagno Nunziante, con l’indicazione di passare da Chiasso. Scelsi di farmi aiutare da due amici di Pietro, Paolo Bufalini e Paolo Alatri…Io dovevo uscire presto, come se andassi a Ostia a passare la giornata festiva, trovare Paolo Alatri vicino al Tempio di Vesta, montare sulla sua Balilla e farmo condurre alla stazione di Orvieto….Paolo conduceva velocemente la sua piccola macchina per le strade tortuose e vuote di un mattino dorato dell’autunno romano…”, Giorgio Amendola, Un’Isola. “Ricordi e riflessioni sulla mia vita e la mia attività”, Paolo Alatri, settembre 1995 IL VILLINO E LA PALAZZINA ALATRI
Mio nonno materno, Alfredo Pappalardo (Reggio Calabria 1900-1985 Roma), ingegnere, ha diretto i lavori di bonifica dell’agro pontino e di costruzione delle “città di nuova fondazione”: Littoria (Latina), Pomezia, Aprilia, Pontinia.
Mia madre Giovanna (Forlì, 7 agosto 1931) ricordando gli anni trascorsi a Latina, si è appassionata all’esperienza dell’alfabetizzazione. Dalle sue ricerche è nato il libro “Dal chinino all’alfabeto”, che ripercorre l’impegno, nei primi decenni del Novecento, ad opera di istituzioni e privati (tra i quali medici, letterati e artitisti come Alessandro Marcucci, Sibilla Aleramo, Duilio Cambellotti, Giovanni Cena, Angelo Celli, Anna Fraentzel Celli) per promuovere l’istruzione e combattere la malaria nei paesi dell’Agro romano. Al ramo materno appartiene Mario Melloni (San Giorgio di Piano 1902-Milano 1989), cugino di mia nonna materna Laura Melloni (Pieve di Cento 1902-1989 Roma). Giornalista, deputato, direttore di Paese Sera dal 1956 al 1963, scrisse sulla prima pagina de l’Unità, dal 1967 al 1982, i famosi corsivi firmati Fortebraccio.
La mia famiglia è composta da mio figlio Andrea Mieli, figlio di Paolo, da mia madre Giovanna, da mia sorella Francesca, dai miei fratelli Roberto e Giacomo (con i rispettivi mariti e le rispettive mogli), dai miei nipoti Matteo, Nina, Viola, Sofia e Federico.
BIBLIOGRAFIA RASSEGNA STAMPA
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Brava Federica! Mi sembra un ottimo avvio …….
Ti mando un bacio.
Che meraviglia Fede , tutti i nostri ricordi….la capannina dove passavamo le nostre giornate……. e poi poffarbacco ………non mi sono mai resa conto di essere accolta in una famiglia così importante
un bacio grande
Anto
Con una famiglia cosi pol pot sarebbe stato meno cattivo
Grazie! Quante cose interessanti che non sapevo!